Un vestito racconta i fatti intimi della vita, pubblicizza necessità, esprime desideri della persona che lo indossa. Il dettato di moda è: esternare il contenuto interiore, invitare l’altro a comunicare.
La tendenza minimalista nella moda di un passato recente ha preso una piega inaspettata. In barba allo sfrenato consumismo di una volta, si porta un unico vestito multiuso per tutta la vita. Le macchie vengono ricamate con fili colorati, i buchi sono riparati con pezzettini di stoffe pregiate. Grazie al costante rinnovamento, il vestito è eterno: più è macchiato, più diventa prezioso.
Alle serate intellettuali si indossano eleganti vestE’ tornato di moda indossare la maschera oppure il velo semi trasparente. Se qualcuno vuole migliorare il suo aspetto, non si rivolge alla chirurgia plastica, stampa il viso desiderato sul velo e lo indossa. Per protestare contro il razzismo una bionda nordica indossa il velo con la faccia di una donna nera stampato sopra. Il velo fa anche da bacheca per i pensieri di chi lo indossa. Così, la monaca scrive sul velo i 10 comandamenti, la poetessa in cerca di editore scrive le sue poesie, la disubbidiente un programma di protesta iti-libri. Di solito la conoscenza comincia così: “Salve. Posso leggerla?”. C’è chi ha la storia scritta direttamente sul vestito, chi ce l’ha nascosta nella tasca, chi sul fazzoletto: prima si legge e poi ci si asciuga le lacrime con lo stesso testo.
Il vestito di lutto trasforma il corpo in una lapide: si stampa la foto del defunto sul petto assieme a frasi normalmente usate in queste occasioni. A volte si racconta la sua storia: come ha vissuto, com’è morto.

La biancheria intima non è più soltanto decorativa. Non importa se una si considera troppo magra o troppo grassa: il corpo viene spacchettato a poco a poco, come se fosse un regalo di Natale; tra centinaia di nastrini si nascondono cioccolatini, frutta esotica, champagne. Il corpo è il dono finale, il regalo più grande. Per l’uomo, allegre mutande sparano fuochi d’artificio, come promessa di ciò che c’è da aspettarsi.
Pure le scarpe “parlano”. Un immigrante squattrinato e sradicato indossa le scarpe “status symbol”: due ceppi scavati, con le radici che spuntano all’esterno. Quando il ceppo fiorisce, diventa un vaso da fiori mobile; quando fa freddo si possono tagliare alcuni rametti per fare il fuoco. Inoltre il ceppo ospita i topolini, gli unici animali domestici che si possono permettere quelli con casa precaria.
   
   
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